Le ghiandole sebacee producono abbondantemente sebo durante la vita fetale (vernice caseosa del feto). Sono attive nei primi mesi di vita. Passano in una fase di relativa quiescenza fino ai 9-10 anni di età per riattivarsi all’adrenarca. Ritrovano poi piena attività alla pubertà e sono causa di fenomeni di piccola patologia dermatologia, di cui è prototipo il fenomeno dell’acne polimorfa comune giovanile.
Quando non si presentano particolari problemi al cuoio capelluto, la produzione di sebo subisce una brusca riduzione nella donna alla menopausa mentre nel maschio diminuisce solo molto lentamente dopo i 60 – 70 anni di età.
La secrezione di sebo è influenzata anche da fattori genetici. Spesso la pelle grassa è un problema diffuso tra i membri della stessa famiglia. Il più importante fattore regolatore sulla secrezione di sebo, è la concentrazione degli ormoni androgeni, tipici dell’uomo ma presenti in piccolissime concentrazioni anche nella donna. In particolare, a livello delle ghiandole sebacee, è presente un enzima, chiamato 5-alfa reduttasi, che converte il delta 4-androstenedione in diidrotestosterone, un metabolita in grado di aumentare notevolmente la secrezione sebacea.
Il sebo entra nella composizione del film idrolipidico. Questa massa oleosa contribuisce inoltre a donare un odore caratteristico e personale al corpo, tant’è che la sua composizione lipidica differisce leggermente da individuo ad individuo.
Le cellule ghiandolari sebacee sono fornite di un ricco corredo enzimatico e contengono glicogeno. Il sebo che fuoriesce e si accumula sulla superficie cutanea risulta così composto: trigliceridi 30-42%, cere 20-25%, acidi grassi liberi 15-25%, squalene 9-12%, idrocarburi ramificati 4-8%, colesterolo esterificato 2-3%, colesterolo libero 1-1,5%, altre sostanze (come monogliceridi, glicerolo etc. ) 3-5%.
Il sebo prodotto giunge sulla superficie attraverso gli orifizi delle ghiandole e dei follicoli piliferi e s’insinua tra gli spazi dello strato corneo disgiunto, stratificandosi anche sui peli. Esso si miscela, così, con i lipidi di origine epidermica e con la componente acquosa della traspirazione e del sudore, formando una fine emulsione superficiale, detta film idrolipidico cutaneo.
Il sebo ha due funzioni principali. La prima è di contribuire, con il sudore, alla formazione del film idro-lipidico di superficie, una emulsione acqua/olio che protegge la superficie cutanea dalle aggressioni chimiche (detergenti, solventi etc.) e batteriche. La seconda è di lubrificare e impermeabilizzare la superficie esterna del capello via via che questo allunga.
Il dotto escretore della ghiandola sebacea si apre nella parte superiore del follicolo in modo da lubrificare il capello prima ancora che questo compaia sulla superficie cutanea.
Sul cuoio capelluto, se non intervengono particolari problemi, la produzione totale di sebo è di 650 – 700 mg nelle 24 ore. Il film idrolipidico (emulsione acqua/olio formata dall’unione del sebo con l’acqua del sudore) dopo asportazione con detergente si ricostituisce in un tempo relativamente breve (circa 3 – 6 ore) ma la ghiandola sebacea non sembra poter aumentare la propria attività rispetto ai valori basali per lavaggi frequenti. Il sebo non ha la possibilità di spostarsi in modo autonomo lungo il fusto del capello. Il fatto che i capelli possono rapidamente e nuovamente “ungersi” dopo un lavaggio è dovuto alla riduzione della tensione superficiale fra le “tegole cheratiniche” della cuticola associata al continuo sfregamento fra i capelli. La velocità di migrazione del sebo aumenta se i capelli vengono continuamente toccati con le mani o pettinati. Inoltre, nei soggetti con capelli particolarmente e rapidamente untuosi, il sebo è più fluido e quindi ha più alta capacità di migrazione.
Nei soggetti con seborrea, l’abbondanza di sebo provoca inconvenienti estetici dovuti alla facile adesione delle polveri ambientali, dei residui cheratinici, delle sostanze di rifiuto veicolate dal sudore. Il tutto, troppo spesso, accentuato dall’azione dei cosmetici applicati.