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L’invenzione della permanente

I capelli arricciati sono considerati da sempre ideale di bellezza: il desiderio di avere capelli ondulati risale alla notte dei tempi.

In passato l’acconciatore tentava di trasformare in modo deciso le caratteristiche stesse della chioma per produrre un’acconciatura ondulata che durasse nel tempo. Oggi si utilizza questo strumento anche per modificare parzialmente l’aspetto dei capelli, la loro natura, la direzione di crescita e per ottenere una maggiore tenuta della pettinatura, a prescindere dal fatto che possa essere mossa o liscia.

Il primo a sviluppare un sistema d’ondulazione permanente fu un abile acconciatore di posticci, Karl Nessler (conosciuto come Charles Nestlè), il quale notò che una certa combinazione di agenti chimici, assieme al calore, produceva il cambiamento della struttura del capello. Nel 1906 brevettò così un sistema che consisteva in un gruppo di cilindri in cui i capelli erano avvolti, arricciati e riscaldati per mezzo dell’elettricità, dopo essere stati trattati con un composto a base di idrossido di sodio. La posa durava circa dieci minuti e l’azione congiunta del calore e dei composti chimici assicurava un’ondulazione permanente. Il metodo di Nessler fu sperimentato a Parigi su Katharina Laible, prima cavia a cui l’acconciatore bruciò tutti i capelli e il cuoio capelluto ed è forse per farsi perdonare per l’accaduto che decise di sposarla.

Dopo molte sperimentazioni, la tecnica divenne più sicura e nel giro di pochi anni iniziò a diffondersi anche in altri Paesi. Bisogna però attendere gli anni Trenta e Quaranta per l’utilizzo di sistemi di permanente meno aggressivi, ovvero quando nascono i primi bigodini di plastica usati ancora oggi.

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