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Area scientifica

Alopecia androgenetica o Calvizie

Collaborazione scientifica del prof. Marco Toscani e del dott. Pasquale Fino, Cattedra di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Policlinico Umberto I – Università “Sapienza” di Roma.

L’alopecia androgenetica è il tipo di alopecia più frequente, colpisce la maggior parte della popolazione maschile di razza bianca , sia pure con gravità diversa. E’ meno frequente in altri gruppi etnici. Spesso è presenta una familiarità per calvizie, ma l’assenza di altri familiari affetti non esclude la diagnosi. Il quadro è caratterizzato dalla progressiva caduta dei capelli nella zona del vertice, del margine frontale anteriore e della zona temporale.

 

Come descrive il termine “androgenetica” le cause risiedono nella componente ormonale e di predisposizione genetica alla malattia. Il processo che porta all’alopecia, per lo meno nei primi anni, non vede uno stop completo alla ricrescita del capello ma una progressiva riduzione della fase di crescita (anagen), ciò risulta in caduta dei capelli precoce, con rimpiazzo di nuovi capelli che però crescono sempre meno in spessore. Tale  processo è chiamato miniaturizzazione follicolare e porta a un diradamento visibile del cuoio capelluto.

Alopecia androgenetica: origini, sviluppo e cause della calvizie

L’alopecia androgenetica inizia a svilupparsi dopo la pubertà, una fase caratterizzata da un netto incremento nella produzione di androgeni. L’azione degli androgeni sulle cellule viene poi mediata dai recettori per gli androgeni. Il diidrotestosterone (DTH) è l’androgeno più potente che causa l’induzione e l’evoluzione dell’alopecia androgenetica. Esso un androgeno prodotto a partire dal testosterone con maggiore potenza e maggiore affinità (capacità di legame) al recettore rispetto al testosterone. La conversione del testosterone a DTH è mediata dall’enzima 5 alfa reduttasi. Questo enzima esiste in due diverse forme (isoforme) nei follicoli del cuoio capelluto, il tipo 1 e il tipo 2. Il tipo 2 che si trova sulla faccia esterna dell’involucro di collagene della radice del capello è il tipo più importante nel determinare l’alopecia. Una volta attivato il recettore per gli androgeni esso manda una serie di segnali che portano all’attivazione dei geni responsabili della graduale trasformazione dei follicoli da grandi a piccoli con una breve fase anagen.

Gli uomini giovani con calvizia iniziale hanno maggiori livelli di 5 alfa reduttasi e una maggior quantità di recettori androgenici.

Anche il tasso di produzione di DTH è maggiore nei soggetti con problemi di alopecia androgenetica rispetto a chi non ne ha. Inoltre sebbene i livelli di testosterone siano simili sia negli uomini affetti da calvizie che in quelli non affetti, in molti di coloro che sono affetti si sono riscontrati alti livelli della quota di testosterone attivo, ossia il testosterone non legato a proteine che ne impediscono il legame al recettore.

Per ciò che riguarda la componente genetica sono tanti i geni che sono stati collegati allo sviluppo della calvizie, lo schema ereditario e complesso e coinvolge sia la linea paterna che materna.

Si tratta dunque di un modello di ereditarietà poligenico con penetranza variabile.L’evoluzione dell’alopecia varia da caso a caso, ciò è dovuto a molteplici motivi, inoltre è un processo che progredisce lentamente nel corso di molti anni. Si può dire che proceda ad ondate, alternando periodi in cui la perdita è rapida a periodi in cui la perdita è pressoché ferma o comunque molto ridotta.

L’alopecia androgenetica è dunque caratterizzata da vari gradi di assottigliamento e perdita dei capelli che tipicamente cominciano nella zona temporale, frontale e al vertice. Il grado del coinvolgimento di queste tre aree è molto variabile; alcuni uomini perdono più capelli al vertice, mentre altri più in sede anteriore. In genere la zona occipitale è risparmiata, e ciò mantiene possibile l’opzione dell’autotrapianto.

 

Per classificare il tipo e il grado di perdita dei capelli viene in genere utilizzata la scala di Hamilton-Norwood che prevede 7 gradi e inoltre differenzia un tipo di perdita meno comune distinguendola in variante A in cui vi è solo un progressivo arretramento della linea anteriore. Tuttavia, non tutti gli uomini seguono sempre questi schemi di perdita, nel 10% dei casi la caduta è simile a quella che si verifica in genere nel sesso femminile, ossia si conserva l’attaccatura anteriore e si osserva un diradamento diffuso della zona centrale.La diagnosi di alopecia androgenetica è in genere clinica e possono essere sufficienti la storia del paziente e l’osservazione diretta del cuoio capelluto e dei capelli del soggetto.

Se invece la perdita è stata abbastanza rapida, accompagnata da bruciore e/o prurito bisogna sospettare anche altre cause che si possono associare o essere la spiegazione alla caduta.

La dermoscopia (o tricoscopia) può essere utile, anche la biopsia nel caso si sospettino altre cause. Le diagnosi differenziali principali da cui si deve distinguere l’alopecia androgenetica sono il telogen effluvium e l’alopecia areata.

Terapie e trattamenti per curare e contrastare l’alopecia androgenetica

La terapie di prima linea per l’uomo con alopecia androgenetica sono il minoxidil al 5% per uso topico e la finasteride per via orale. Entrambi questi farmaci hanno dimostrato efficacia e alta tollerabilità. L’efficacia e la risposta variano da caso a caso: mentre alcuni soggetti ottengono una ricrescita significativa, altri beneficiano in minor misura della terapia, magari solo riducendo l’ulteriore perdita.

 

Il Minoxidil e la Finasteride contro la calvizie: effetti e risultati

La finasteride è un inibitore dell’attività della 5 alfa reduttasi di tipo 2, ossia blocca la produzione di DHT. Si utilizza al dosaggio di 1 mg al giorno.

In termini di risposta alla terapia l’età sembra contare molto, difatti il farmaco sembra essere più efficace nei soggetti tra i 18 e i 40 anni piuttosto che in coloro tra i 41 e 60 anni.

Oltre all’aumento del numero di capelli, la finasteride produce un aumento di spessore dei capelli, aumento della pigmentazione e di lunghezza, tutto ciò aumenta la percezione di un miglioramento del quadro. Il trattamento va proseguito per almeno un anno per verificare la piena efficacia del farmaco e poi andrebbe proseguito per mantenerne gli effetti. Nel caso di dismissione gli effetti ottenuti si perderanno dopo circa 6-8 mesi dall’interruzione.

Tra gli effetti collaterali vi possono essere riduzione della libido, disfuzione erettile e/o dell’eiaculazione, riduzione della conta spermatica, il rischio di tali effetti cresce con l’aumentare dell’età. Comunque si risolvono con l’interruzione del farmaco. Altri effetti più rari sono la ginecomastia, il dolore testicolare e la depressione, questi effetti insorgono però in genere solo per doaggi più alti utilizzati nella terapia dell’ipertrofia prostatica.

Il minoxidil, per l’alopecia maschile, è preferibile utilizzarlo alla formulazione del 5%. E’ ormai da tempo disponibile la formulazione in schiuma che non contiene glicole propilenico, ed è perciò meno irritante per la cute. Il minoxidil promuove la crescita dei capelli aumentando la durata dell’anagen, riducendo il telogen e aumentando lo spessore dei follicoli miniaturizzati.

Gli effetti collaterali più frequenti sono il prurito e dermatiti irritative. L’ipertricosi non è in genere un problema nell’uomo. Anche nel caso del minoxidil la risposta al trattamento è variabile.

Pazienti con una calvizie di minor durata, con minor area di interessamento e un grande numero di follicoli ancora in vita risponde meglio alla terapia. Il suo uso è indefinito nel tempo, se si sospende la terapia gli effetti guadagnati si perdono nel giro dei mesi successivi.

All’inizio del trattamento è normale notare una maggiore perdita, si tratta dei capelli in fase telogen che verranno sostituiti da quelli in fase anagen, è importante saperlo per non interrompere il trattamento prima che possa dimostrare la sua efficacia.

Per avere risultati visibili bisogna aspettare almeno 4 mesi e poi la terapia va proseguita per almeno 14-18 mesi per stabilizzare l’effetto.

Autotrapianto contro la calvizie

Per migliorare il quadro è anche valutabile la chirurgia, dove oggi in genere l’opzione più utilizzata è quella dell’autotrapianto. I candidati ideali sono i soggetti che hanno un’alopecia stabile o comunque ben controllata dalla terapia e che abbiano una buona riserva di capelli nella zona occipitale per il trapianto. Poiché i capelli della zona occipitale sono maggiormente resistenti all’alopecia androgenetica, essi rimarranno anche di maggior calibro.

Tuttavia i pazienti possono continuare a perdere i capelli non trapiantati e pertanto avere nel tempo un risultato poco soddisfacente.  

E’ pertanto importante continuare il trattamento con minoxidil o finasteride per limitare ulteriori perdite.

Altre terapie contro la calvizie

Vi sono anche altre terapie, e sempre di nuove se ne stanno affacciando, tuttavia esse non hanno la stessa comprovata efficacia del minoxidil e della finasteride.

Tra le più interessanti troviamo giusto descrivere:

– LLLT ossia terapia a luce laser a bassa frequenza, il meccanismo definito d’azione è ancora da chiarire, comunque sembra che determini un’aumentata proliferazione dei bulbi dei capelli, stimoli le cellule stamminali dei folicoli e i cheratinociti, e che porti ad un’aumentata produzione dell’adenosina trifosfato, un elemento che apporta energia all’attività cellulare, e che infine abbia effetti antinfiammatori.

– Latanoprost 0.1% per uso topico, un mimetico delle prostaglandine che sembra portare ad un incremento nella densità dei capelli.

Alopecia androgenetica o Calvizie

L’alopecia androgenetica è il tipo di alopecia più frequente, colpisce la maggior parte della popolazione maschile di razza bianca , sia pure con gravità diversa. E’ meno frequente in altri gruppi etnici. Spesso è presenta una familiarità per calvizie, ma l’assenza di altri familiari affetti non esclude la diagnosi. Il quadro è caratterizzato dalla progressiva caduta dei capelli nella zona del vertice, del margine frontale anteriore e della zona temporale.

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Dermatite Seborroica

La dermatite seborroica è un problema del cuoio capelluto molto comune caratterizzata dalla presenza di squame giallastre ed untuose della cute. Essa si associa ad eritema, a piccole formazioni crostose ed ad intenso prurito.

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Struttura e chimica del cuoio capelluto

l cuoio capelluto essendo costituito da pelle (come tutte le altre zone del corpo) è soggetto a problemi quali alterazioni, anomalie, disturbi o malattie vere e proprie. Il compito del cuoio capelluto è quello di proteggere il cervello non solo attraverso la presenza dei capelli, ma anche attraverso la termoregolazione di tutta la testa, filtrando i raggi del sole ed impedendo l’eccessiva dispersione di calore in ambienti freddi.
Il cuoio capelluto è tenacemente adeso, con interposizione di scarsissimo tessuto connettivo, alla galea capitis, aponeurosi che riveste direttamente le ossa del cranio.

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Capelli fini

Fattori genetici influiscono e determinano il diametro dei capelli.
Il loro volume varia da persona a persona. Per questo motivo alcuni individui nascono con capelli fini, invece altri nascono con capelli spessi sin dalla nascita.
Il diametro dei capelli è un elemento molto importante. Esso oltre che a caratterizzare il loro aspetto ci da informazioni anche sul loro stato di salute. I capelli fini sono meno belli, meno vitali, meno robusti e più vulnerabili di quelli spessi, per cui essi sono maggiormente aggrediti da agenti esterni ed interni.

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Perdita capelli (Telogen Defluvio)

Con il termine di Telogen Defluvium intendiamo una caduta modesta di capelli in fase telogen, non eccessiva, ma che tende ad essere spesso irreversibile, con le caratteristiche che sono proprie del capello in fase di decadimento o di involuzione. I capelli che cadono sono per lo più corti e fini, con bulbi poco sviluppati e di dimensioni ridotte.

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PRPHT: ultima frontiera contro la caduta

L’acronimo PRPHT sta per “Platelet Rich Plasma Hair Therapy”. Si tratta di una tecnica medica curativa che rientra nel campo della “medicina rigenerativa” che si fonda sul principio secondo il quale le cellule staminali che è stato dimostrato essere presenti nel bulbo del capello sono dotate di recettori per i fattori di crescita.
Il concentrato di piastrine ricco di fattori di crescita viene iniettato con aghi sottilissimi nel cuoio capelluto e poi si procede ad un massaggio che ne favorisca la distribuzione.

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