Presentato a Roma, alla presenza del Ministro Gelmini, il progetto che dona i capelli alle donne in lotta contro il tumore al seno. Dopo l’edizione milanese viene proposto a tutta Italia
“Ho cominciato la chemioterapia e prima ancora che iniziassi a perdere i capelli, il mio oncologo mi ha informato del progetto relativo a questa protesi tricologica. Ho tirato un sospiro di sollievo, perché ancor prima della cura, temevo per i miei capelli lunghissimi. Avere la protesi tricologica aiuta a condurre una vita normale e soprattutto a evitare il giudizio commiserevole delle persone che ti guardano e guardandoti vedono solo la tua malattia. Io non voglio sentirmi malata. Svolgo la mia vita come prima, lavoro a contatto con il pubblico, vado a nuotare, esco con gli amici e passo le mie mani nei capelli, che ora sono corti, ma li trovo comunque bellissimi. La mattina quando mi guardo allo specchio sento una forza che non pensavo di avere e penso che ce la sto davvero facendo”.
È la testimonianza che Dalila, 28 anni, una delle 25 donne in cura al Policlinico di Milano per carcinoma alla mammella, scelte per la prima edizione del progetto Onco Hair, porta alla presentazione nazionale dell’iniziativa, presso il Teatro Eliseo di Roma, alla presenza di Mariastella Gelmini, Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie e con la moderazione dell’attrice, conduttrice e scrittrice Andrea Delogu.
Onco Hair, promosso a Milano da Associazione per il Policlinico Onlus, Fondazione Cariplo e CRLAB, nasce per supportare le donne con maggiore fragilità economica nella battaglia contro il tumore al seno. E dopo il progetto pilota in Lombardia, diventerà nazionale. A 25 donne selezionate da un’equipe di oncologi e psicologi del Policlinico di Milano è stato donato un dispositivo medico che è molto di più di una tradizionale parrucca. Si tratta di una protesi del capillizio altamente personalizzata, un unicum mondiale realizzato all’interno dei laboratori CRLAB di Zola Predosa (Bologna) e da qui esportato in tutto il globo. Viene creato utilizzando capelli umani, non trattati, inseriti uno alla volta in una sottile membrana polimerica biocompatibile coperta da brevetto. Il processo produttivo, completamente realizzato a mano, comprende 39 fasi ed è interamente certificato secondo gli standard ISO 9001:2008 (qualità); 14001:2015 (impatto ambientale); 45001:2018 (sicurezza e salute dei lavoratori). Uno studio promosso da Salute Donna Onlus e condotto presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano ha misurato in 10 punti (ovvero circa il 33%) di miglioramento sulla scala BIS (scala dell’immagine corporea, che va da 0 a 30) l’impatto positivo per le pazienti con recidiva di carcinoma mammario e alopecia recidivante che utilizzano questo dispositivo invece che la parrucca. La protesi CNC permette a chi la indossa una vita assolutamente normale, diventa parte integrante del corpo, non va tolta la notte e consente di nuotare, legarsi i capelli e persino farseli tirare.
“Osservando concretamente quanto questa protesi capillifera sia di aiuto alle donne nella guerra contro il cancro, dopo aver promosso Onco Hair a Milano, con un progetto pilota presso il Policlinico, abbiamo deciso di impegnarci per rendere l’iniziativa nazionale, facendola conoscere e, auspicabilmente, adottare, in altri reparti oncologici in tutta Italia”. Così Claudia Buccellati, Presidente dell’Associazione per il Policlinico Onlus, annuncia la decisione di allargare gli orizzonti del progetto, portandolo fuori dai confini della Lombardia. “Questo tipo di presidio medico – continua Buccellati – ha un costo elevato, che non è alla portata di tutti e noi vogliamo offrire a quante più persone possibili, in tutte le regioni italiane, la possibilità di combattere il tumore con i migliori mezzi a disposizione”.
Il tumore alla mammella è il più diagnosticato nel 2020, anno in cui si sono registrati 54.976 casi, il 14,6% di tutte le nuove diagnosi. La calvizie indotta da chemioterapia riguarda il 65% delle persone che si sottopongono ai trattamenti ed è forse lo stigma sociale più riconoscibile del tumore, è considerata dal 47% delle donne l’aspetto più traumatico dell’intero percorso di cure, tanto che l’8% di esse vorrebbe rifiutarle proprio per evitare questa perdita. A 5 mesi dalla chemioterapia l’86% delle donne ha ancora problemi con i capelli, il 33% ne risulta preoccupata, il 28% è convinta che la loro perdita interferisca con il proprio funzionamento, il 40% riferisce di come l’alopecia impatti con le relazioni sociali e provochi riluttanza a continuare l’attività lavorativa.
“Non solo la malattia – spiega intervenendo alla presentazione Donatella Gambini, oncologa del Policlinico di Milano che ha seguito il Progetto Onco Hair – , ma anche la cura trasforma il corpo della donna, modificando l’immagine di sé. La caduta dei capelli rappresenta un evento psicologicamente molto impegnativo, qualcuno dice che contribuisce a dare alla persona il volto della malattia stessa. Può essere vissuto in modi diversi, a seconda del carattere di ciascuno, dell’età, dei contesti. Capita ancora oggi che qualcuno, per motivi diversi, senta la necessità di nascondere la diagnosi, e perdere i capelli a causa delle terapie rende ovviamente tutto molto più complesso. Ritrovarsi quindi in una situazione che anche esteticamente sia la più vicina possibile alla ?normalità’ può essere di grande aiuto”, conclude Gambini.
“Del volto noi non diciamo che nasconda la persona, ma che la manifesta. Il volto ci manifesta chiaramente che c’è una verità ulteriore”, argomenta Don Gianni Fusco, Docente della Università LUMSA di Roma, ribadendo la necessità che il volto della malattia non prenda il sopravvento su quello della persona.
“Nella mia esperienza diretta in ospedale – spiega David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi – posso testimoniare quanto sia importante il sostegno psicologico agli ammalati di tumore. Per la donna i capelli sono un elemento fondamentale della sua identità, del suo carattere e della sua femminilità e quando sono in gioco tali fattori il pericolo è quello di cadere in una depressione, un disagio molto profondo che va ad aggiungersi al malessere della malattia. Ci sono donne che reagiscono evidenziando con coraggio la perdita di capelli, ma la maggior parte risponde difendendosi e ricorrendo a presidi tricologici. Il cancro alla mammella -sottolinea Lazzari – è una piaga che oggi si può sconfiggere e i dati scientifici ci confermano che una diagnosi precoce ed un trattamento mirato possono dare buoni risultati, ma è fondamentale che la paziente non perda l’autostima, il contatto con la realtà e che continui a prendersi cura di se stessa come ha sempre fatto. Essenziale che il livello dell’umore resti alto così da combattere la propria battaglia con maggiore forza e infatti continui studi di settore evidenziano quanto il benessere psico-fisico sia un alleato significativo per favorire la guarigione”.